sabato 31 dicembre 2016

2016: la top 10 di Frame

Dieci titoli per riassumere un anno cinematografico, impresa non facile visto che il 2016 ci ha regalato grandi soddisfazioni, film spettacolari, piccole piacevoli sorprese, e anche qualche mezza delusione.
Un 2016 che ricorderemo, purtroppo, anche come un anno molto nero e doloroso, tanti, troppi gli attori, attrici e registi scomparsi.

Tra blockbuster, film d'autore, grandi saghe, splendidi film animazione e film italiani, ecco la nostra personale Top 10 (in ordine sparso) dei film usciti in Italia nel 2016.

Zootropolis, film d'animazione della Disney

Rogue One: A Star Wars Story, di Gareth Edwards

Captain Fantastic, di Matt Ross

Il Libro della Giungla, di Jon Favreau

Animali Notturni, di Tom Ford

Lo Chiamavano Jeeg Robot, di Gabriele Mainetti

The Hateful Eight, di Quentin Tarantino

Perfetti Sconosciuti, di Paolo Genovese

È Solo la Fine del Mondo, di Xavier Dolan

Deadpool, di Tim Miller

Frame

Il GGG - Il Grande Gigante Gentile - la recensione

Sophie è un'orfana e vive in un orfanotrofio inglese dalle regole ferree. Di notte non riesce a dormire così, rifugiatasi sotto le coperte e immersa nel silenzio dei sogni altrui, Sophie si lascia andare alla lettura. Una notte, dopo aver sgridato un gruppo di chiassosi ragazzini, scorge dalla finestra una figura gigantesca che, accortasi dello sguardo della bambina, la rapisce, svanendo per le strade di Londra con abili escamotage, e la porta oltre le nubi, nella terra dei Giganti. Qui Sophie scopre che il suo rapitore è un vecchio gigante dai modi gentili, lo sguardo curioso e il linguaggio sgrammaticato, soggetto alle prepotenze degli altri giganti, grezzi e maleducati.

Dopo Lincoln e Il Ponte delle Spie, Steven Spielberg torna al mondo magico della fiaba, adattando per il grande schermo il romanzo di Roal Dahl (autore anche de La Fabbrica di Cioccolato) senza discostarsi dal testo originale ma enfatizzandone l'aspetto più propriamente meraviglioso con una regia molto classica ma sempre di grande effetto, confermando ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, il talento straordinario che lo contraddistingue.
A dare le fattezze e la voce al GGG c'è Mark Rylance, nuovo attore feticcio di Spielberg, qui per la prima volta alle prese con la motion capture. Rylance riesce a essere intenso e tenerissimo nonostante non si veda mai di persona, il suo accento e il suo modo buffo di parlare è bellissimo e subito crea nello spettatore un forte senso di empatia per il personaggio. La chimica con Ruby Barnhill, per la prima volta sullo schermo, è evidente e le scene fra i due sono coinvolgenti e divertenti.

Come sempre nei film di Spielberg, la magia e la realtà si fondono, i sogni entrano prepotentemente nel racconto e sia i bambini, quanto gli adulti, sono trasportati in un mondo diverso, magico, dove è impossibile rimanere freddi di fronte alla dolcezza del Gigante o alla determinazione di Sophie, il tutto mentre luci colorate si rincorrono nel cielo notturno.
Siamo di fronte a un film tipicamente spielberghiano, dove il potere emotivo e visivo di ciò che si sta vedendo si fondono ed è difficile osservare con distacco, anche quando il ritmo cala leggermente o in alcuni momenti in cui un occhio attento potrebbe notare che molte scene tendono ad assomigliarsi, personaggi e storia non smettono mai di emozionare.

Un film per bambini, un film per il bambino che è in ogni adulto, un film che scalda il cuore perchè è bello nel senso più puro del termine. Spielberg non sbaglia un colpo.

giovedì 29 dicembre 2016

Oceania - la recensione

Scenari mozzafiato, intrepide avventure, tenaci personalità e una favola musicale. Oceania, nuovo classico d'animazione Disney diretto da Ron Clements e John Musker (La Sirenetta, Hercules) rappresenta tutti ciò che un classico della Casa di Topolino dovrebbe essere e che dovrebbe avere.
La componente visiva che accompagna le avventure di Vaiana, la principessa "non principessa" si sposa perfettamente con tutti gli elementi narrativi presenti del lungometraggio animato, donando al progetto un'aria mistica e coinvolgente tipica del marchio Disney.

Nulla è lasciato al caso. Noi stessi, gli spettatori (sia grandi che piccoli), proviamo piacere nel farci coinvolgere nella crescita della protagonista, un percorso non sempre semplice ma comunque formativo. La terra, l'oceano, tutto parla, tutto è protagonista in questo spettacolo visivo che dona vita a qualsiasi cosa, anche (e soprattutto) tramite la musica. Le canzoni composte Lin-Manuel Miranda (noto per la sua carriera a Broadway come attore e autore) donano una freschezza che si adatta molto bene al tipo di prodotto che la Disney voleva creare, ovvero un film animato innovativo (dal punto di vista visivo), coinvolgente, fresco ma che guarda indietro con un saggio rispetto.


domenica 18 dicembre 2016

Rogue One: A Star Wars Story - la recensione

Con Rogue One: A Star Wars Story. primo spin-off della saga, si apre l'Universo Espanso di Star Wars.

Rogue One ci porta ai fatti immediatamente precedenti al primo film della saga, Guerre Stellari (Star Wars: Episodio IV - Una Nuova Speranza), al centro della storia il piccolo gruppo di coraggiosi ribelli che, disobbedendo ai loro capi, riesce ad entrare in una base dell'Impero e a rubare i piani della Morte Nera, quei piani che finiranno nelle mani della principessa Leia, poi in R2-D2, e il resto è storia.
Per quarant'anni questa storia è rimasta chiusa nel primo celebre testo scorrevole di apertura della saga, ora finalmente quei coraggiosi eroi hanno un volto e un nome. Chi erano quei ribelli? Il capitano dell'Alleanza Ribelle Cassian Andor, uno che sa fare il lavoro sporco; l'ironico droide K-2SO; il duo Chirrut Imwe, cieco e devoto alla Forza, e Baze Malbus, amico e protettore di Chirrut; il disertore Bodhi Rook; e Jyn Erso, ragazza ribelle e indipendente, figlia di Galen Erso, ingegnere essenziale sia per la costruzione della Morte Nera che per la Ribellione.

Rogue One era un'operazione non priva di rischi, doveva essere un'opera "d'incastro" perfetta e credibile per riuscire ad essere un tutt'uno col resto della saga. Il primo problema era cronologico, il film si va a collocare esattamente prima dell'Episodio IV, non anni prima ma giorni, si può dire anzi che il film è quasi contemporaneo a Una Nuova Speranza, inevitabile perciò la presenza di personaggi provenienti da quel film. Da qui il secondo problema, di tipo affettivo, il rischio di rovinare o intaccare la storia del primo mitico film della saga e certi immortali personaggi era altissimo, e questo i fan non l'avrebbero mai perdonato.

Vanno fatti grandi complimenti al regista Gareth Edwards (ma anche ai produttori) per il lavoro svolto. Più sporco e polveroso, spettacolare, divertente, nerd, ma anche più drammatico rispetto agli altri, Rogue One tocca le corde giuste e racconta una storia appassionante e vera. La storia, a grandi linee, era conosciuta, a conquistare lo spettatore sono i personaggi, non eroi senza macchia ma sopravvissuti che vengono dal basso e si sporcano le mani, dei rogues, eroi imperfetti che spiccano e conquistano grazie al loro coraggio.
Il film è sostanzialmente diviso in due parti, nella prima si racconta di Jyn Erso e suo padre e la formazione della squadra, mentre la seconda è dedicata alla missione per i piani della Morte Nera. I continui salti tra un pianeta all'altro possono disorientare un po' all'inizio, qualche dialogo a volte sembra poco integrato, e forse l'inserimento del testo scorrevole all'inizio (non si capisce perché abbiano scelto di non metterlo) avrebbe aiutato a fare mente locale più in fretta e a capire meglio il background di alcuni personaggi, soprattutto di Galen Erso, ma sono piccoli dettagli che nell'insieme scompaiono. Una volta ingranato, il film scorre, esalta, emoziona, e conquista. Le citazioni non mancano, ci sono quelle evidenti, come la fugace apparizione di R2-D2 e C-3PO, e quelle più nascoste che i fan non possono non notare. Lodevole l'utilizzo della CGI, mai troppo invadente nelle scene d'azione, spettacolari ma più "grezze", e soprattutto nel modo in cui hanno riportato in vita il fu Peter Cushing nel ruolo del governatore Tarkin (e di un altro personaggio molto importante nel finale).

Ottimo il cast, punto che non si poteva sbagliare. Felicity Jones (Jyn Erso) è assolutamente credibile. Tra i personaggi più riusciti senza dubbio il duo asiatico Andy Lau (Chirrut Imwe) e Jiang Weng (Baze Malbus). Ben riuscito anche il droide K-2SO. Impossibile non provare un brivido di emozione nel rivedere (e risentire) sul grande schermo Darth Vader, temibile e imponente come sempre.

Meglio di così non si poteva sperare. Era difficile costruire un film che si andasse ad incastrare perfettamente in un quadro più ampio e "mitico", e soprattutto un film di cui, sostanzialmente, si conosceva già il finale, ma Gareth Edwards - con sceneggiatori, cast, produttori - è riuscito nell'impresa. Rogue One è uno dei migliori film della saga, con un finale emozionante che farà brillare gli occhi a tutti i fan, e non solo.

giovedì 15 dicembre 2016

È solo la fine del mondo - la recensione

Louis (Gaspard Ulliel), artista e scrittore, torna dalla famiglia che aveva abbandonato dodici anni prima per comunicare la notizia della sua malattia terminale.
Ogni membro della famiglia lo accoglie in maniera diversa: nel fratello maggiore, Antoine (Vincent Cassel), si riaccende una gelosia mai sopita, e anzi aumentata dagli anni di lontananza, e la frustrazione per quel fratello perennemente al centro dell'attenzione; sua sorella Suzanne (Léa Seydoux) non lo conosce, ma lo accoglie a braccia aperte; la madre Martine ( Nathalie Baye) è totalmente impreparata al ritorno del figlio, ma è fiduciosa nella possibilità di recuperare un rapporto che, probabilmente, non è mai esistito; la cognata Catherine (Marion Cotillard), moglie di Antoine e donna talmente insicura da soffrire di balbuzie, non sa davvero come comportarsi con quello che per lei è a tutti gli effetti un estraneo.

Il film del regista canadese Xavier Dolan, presentato a Cannes, ha un impianto molto teatrale (e infatti è tratto dall'omonima piéce), l'azione si svolge quasi esclusivamente all'interno della casa di famiglia e i personaggi sono pochi, un ambienta chiuso al di là del setting vero e proprio, quasi soffocante, in cui le discussione sembrano ripetersi all'infinito, prive di qualsiasi scopo, senza mai risolversi davvero.
Dolan prende i canoni classici del melodramma, li usa in una certa misura (non mancano caldi tramonti e una colonna sonora di archi ad accompagnare le scene) e poi li stravolge, sorprendendo lo spettatore che si trova spiazzato dagli eventi e da un climax che raggiunge l'apice ma non risolve i conflitti, come ci si sarebbe potuti aspettare.
Non sappiamo perché Louis ha lasciato la famiglia tempo addietro, non ci viene mai svelato fino in fondo la storia dei personaggi, ma ne osserviamo uno spaccato di vita, li vediamo congelati in un momento di tensione in cui sono le loro azioni, più che le parole, a dire qualcosa su di loro.
La telecamera sembra inseguirli continuamente e Dolan dimostra qui, ancora più che nei suoi precedenti film, il suo talento di cineasta che non ha paura di uscire dagli schemi, che si disinteressa del pubblico. La storia è banale nella sua semplicità, ma è il modo in cui è raccontata, il modo in cui ogni cosa è diversa da come ci si aspetterebbe a essere davvero interessante. Dolan sovverte le leggi della narrazione e sta allo spettatore venire a patti con questa nuova realtà.

Diviene quindi fondamentale il cast, qui davvero in stato di grazia, perché il peso di una sceneggiatura e una regia tanto minimalista è sulle loro spalle.
Su tutti spicca l'interpretazione misurata e intensa di una straordinaria Marion Cotillard, personaggio che diviene quasi il filtro attraverso cui guardare ai sentimenti e risentimenti degli altri personaggi. Non interviene mai nelle discussioni, eppure è lei ad essere il punto di vista dello spettatore, e la Cotillard riesce a restituire le mille sfumature di una donna di cui, alla fine, non sappiamo nulla.

Melodramma dei più classici, ma allo stesso tempo cinema diverso e sperimentale, È Solo la Fine del Mondo dimostra la crescita ormai inesorabile del talento puro di Xavier Dolan, da vedere e rivedere per cogliere ogni più piccola sfumatura di uno spaccato di umanità.

mercoledì 14 dicembre 2016

SAG Awards 2017 - le nomination!

Rese note poco fa le nomination per gli Screen Actors Guild Awards 2017, il premio del sindacato degli attori americani, molto indicativo in chiave Oscar, spesso infatti i cinque attori e attrici nominati ai SAG vengono poi nominati anche agli Academy.

A farla da padrona è Manchester by the Sea, che ottiene quattro nomination. A seguire, con tre nomination, Fences e Moonlight.

Nomination anche per Emma Stone (molto agguerrita la categoria migliore attrice) e Ryan Gosling per La La Land, che però non è stato nominato nella categoria miglior cast. Sedicesima nomination ai SAG per Meryl Streep.

Nomination anche per le serie tv dove, oltre agli immancabili Downton Abbey e Game of Thrones, troviamo tra i nominati anche nuove serie come Westworld, Stranger Things, The Crown, This Is Us e People v. O.J. Simpson.

La cerimonia di premiazione si terrà il 29 gennaio. Ecco tutte le nomination.

- CINEMA- 

MIGLIORE INTERPRETAZIONE PER UN CAST D’INSIEME
Captain Fantastic
Fences
Hidden Figures
Manchester by the Sea
Moonlight

MIGLIORE INTERPRETAZIONE PER UN ATTORE PROTAGONISTA
Casey Affleck – Manchester by the Sea
Andrew Garfield – Hacksaw Ridge
Ryan Gosling – La La Land
Viggo Mortensen – Captain Fantastic
Denzel Washington – Fences

MIGLIORE INTERPRETAZIONE PER UNA ATTRICE PROTAGONISTA
Amy Adams – Arrival
Emily Blunt – The Girl on the Train
Natalie Portman – Jackie
Emma Stone – La La Land
Meryl Streep – Florence Foster Jenkins

MIGLIORE INTERPRETAZIONE PER UN ATTORE NON PROTAGONISTA
Mahershala Ali – Moonlight
Jeff Bridges – Hell or High Water
Hugh Grant – Florence Foster Jenkins
Lucas Hedges – Manchester by the Sea
Dev Patel – Lion

MIGLIORE INTERPRETAZIONE PER UNA ATTRICE NON PROTAGONISTA
Viola Davis – Fences
Naomie Harris – Moonlight
Nicole Kidman – Lion
Octavia Spencer – Hidden Figures
Michelle Williams – Manchester by the Sea

MIGLIORE INTERPRETAZIONE CAST D’INSIEME STUNT
Captain America: Civil War
Doctor Strange
Hacksaw Ridge
Jason Bourne
Nocturnal Animals

- TV -

MIGLIOR CAST DI UNA SERIE DRAMMATICA
Downton Abbey
Game of Thrones
The Crown
Stranger Things
Westworld

MIGLIOR ATTRICE IN UNA SERIE DRAMMATICA
Robin Wrigh, House of Cards
Millie Bobby Brown, Stranger Things
Claire Foy, The Crown
Winona Ryder, Stranger Things
Thandie Newton, Westworld

MIGLIOR ATTORE IN UNA SERIE DRAMMATICA
Rami Malek, Mr. Robot
Kevin Spacey, House of Cards
Sterling K. Brown, This Is Us
John Lithgow, The Crown
Peter Dinklage, Game of Thrones

MIGLIOR CAST IN UNA COMEDY
The Big Bang Theory
black-ish
Modern Family
Orange Is the New Black
Veep

MIGLIOR ATTRICE IN UNA COMEDY
Uzo Aduba, Orange Is The New Black
Ellie Kemper, The Unbreakable Kimmy Schmidt
Julia Louis-Dreyfus, Veep
Jane Fonda, Grace & Frankie
Lily Tomlin, Grace & Frankie

MIGLIOR ATTORE IN UNA COMEDY
Ty Burrell, Modern Family
William H. Macy, Shameless
Jim Parson, The Big Bang Theory
Jeffrey Tambor, Transparent
Anthony Anderson, black-ish
Tituss Burgess, The Unbreakable Kimmy Schmidt

MIGLIOR ATTRICE IN UN FILM TV O MINISERIE
Sarah Paulson, The People v. O.J. Simpson: American Crime Story
Kerry Washington, Confirmation
Felicity Huffman, American Crime
Bryce Dallas Howard, Black Mirror
Audra MacDonald, Lady Day at Emerson’s Bar and Grill

MIGLIOR ATTORE IN UN FILM TV O MINISERIE
Sterling K. Brown, The People v. O.J. Simpson: American Crime Story
Courtney B. Vance, The People v. O.J. Simpson: American Crime Story
Riz Ahmed, The Night Of
Bryan Cranston, All the Way
John Turturro, The Night Of

MIGLIOR TEAM DI CONTROFIGURE
Game of Thrones
Marvel’s Daredevil
Marvel’s Luke Cage
The Walking Dead
Westworld

Miss Peregrine - La Casa dei Ragazzi Speciali - la recensione

Torna il genio di Tim Burton e ci porta nello strano mondo creato da Ransom Riggs nel suo libro "La casa per bambini speciali di Miss Peregrine".

Dopo la tragica e misteriosa morte dell'amato nonno, il sedicenne Jacob, anche su consiglio della sua psichiatra, intraprende un viaggio su una piccola isola del Galles alla ricerca dell'orfanotrofio in cui il nonno è cresciuto e di cui spesso gli ha parlato, raccontando storie su bambini molto particolari, con speciali "peculiarità", e sulla sua direttrice, Miss Peregrine. Arrivato sull'isola scoprirà che quelle del nonno non erano solo storie, Miss Peregrine esiste e così tutti i bambini speciali, "intrappolati" in un loop infinito in cui si ripete sempre lo stesso singolo giorno, il 3 settembre del '43, quello in cui un aereo nazista ha sganciato una bomba proprio sull'orfanotrofio. Jacob entrerà in quel loop, scoprirà la propria peculiarità, e cercherà di difendere a tutti i costi quei bambini dai Vacui, terribili mostri che vogliono ucciderli per assimilare i loro poteri e vivere per sempre.

Ci sono tanti temi tipicamente burtoniani in Miss Peregrine - La Casa dei Ragazzi Speciali - il diverso, l'outsider, i freak - e onestamente non poteva esserci regista migliore per portare sul grande schermo una storia di questo tipo. Visivamente Tim Burton ci mette tanto del suo repertorio, creando un'atmosfera colorata e armoniosa, e in perfetto equilibrio tra il dark e il fantasy, in alcune scene si riconosce anche il suo tono più grottesco, in stile Beetlejuice (la battaglia tra le bambole in stop motion e il "banchetto" con gli occhi", o Mars Attack (l'attacco degli scheletri).
L'adattamento del libro è fedele per una buona metà, poi il film prende una strada diversa rispetto al romanzo di Riggs (che ha dichiarato di aver amato molto il film) e mette in scena un finale molto più veloce rispetto alla prima parte, e con molta più azione, un cambiamento dettato probabilmente dalla necessità di creare una storia chiusa e non aperta a sequel (il libro ne ha avuti due) ma che finisce col correre un po' troppo. Burton non ha lavorato alla sceneggiatura - e si vede - e non possiamo non chiederci come sarebbe stato il film se il regista avesse messo del suo anche nello script.

Molto bene il cast. Il giovane Asa Butterfield, il ragazzino di Hugo Cabret ormai adolescente, ha forse perso un po' di freschezza crescendo, ma riesce a tenere abbastanza bene nel ruolo di protagonista. Ottimo Samuel L. Jackson, divertente e istrione come solo lui sa essere, e ottimo anche Terence Stamp nei panni del nonno. Perfetta praticamente sotto tutti i punti di vista Eva Green, affascinante, misteriosa, e con quel tocco gotico (dato dal contesto burtoniano, ma anche suo proprio) riesce a dare perfettamente vita a Miss Peregrine, una ymbrine, cioè una donna con la capacità di trasformarsi in uccello, e anche di manipolare il tempo per creare i loop in cui far vivere i bambini speciali. Peccato che il personaggio Miss Peregrine si veda troppo poco rispetto alla durata della storia, ma questo è un aspetto presente anche nel libro di Riggs, dove Miss Peregrine si vede anche meno.

Forse i fan più nostalgici di Burton non riusciranno ad apprezzare questo film, quelli affezionati al "vecchio Tim Burton", cinico e "depresso", quelli che proprio non accettano questo nuovo Burton più positivo verso il mondo. Tutti abbiamo amato il Tim Burton dark e grottesco degli inizi, ma ogni artista ha un suo percorso artistico, noi possiamo (dobbiamo) giudicare i suoi lavori e Miss Peregrine - La Casa dei Ragazzi Speciali è un film piacevole, coinvolgente e ben fatto che ci porta in un mondo fantasy dark originale e affascinante.

lunedì 12 dicembre 2016

Golden Globes 2017: le nominations



Annunciate proprio pochi minuti fà le nominations ai 74esimi Golden Globes hanno riservato più di una sorpresa: fuori dalla lista dei migliori registi Martin Scorsese, mentre dentro Mel Gibson, scelta che sicuramente farà discutere; inaspettata (ma ci fa piacere) la candidatura di Deadpool e del suo interprete Ryan Reynolds nei best comedy. Viggo Mortensen riesce a strappare una meritata nomination per la sua interpretazione nel bellissimo Captain Fantastic, mentre invece pioggia di nominations per La La Land (7), Moonlight (6) e Manchester By The Sea (5). Fa piacere anche vedere Tom Ford e il suo Animali Notturni .
Per quanto riguarda la tv invece poche sorprese, con Game of Thrones indiscusso dominatore e le nuove sorprese come Westworld, This Is Us e Stranger Things nominate con i loro interpreti.

Ecco la lista completa delle nominations:



Miglior serie TV drammatica
The Crown
Game of Thrones
Stranger Things
This Is Us
Westworld

Miglior attrice in una serie TV drammatica
Caitriona Balfe, Outlander
Claire Foy, The Crown
Keri Russell, The Americans
Wynona Ryder, Stranger Things
Evan Rachel Wood, Westworld

Miglior attore in una serie TV drammatica
Rami Malek, Mr. Robot
Bob Odenkirk, Better Call Saul
Matthew Rhys, The Americans
Liev Schreiber, Ray Donovan
Billy Bob Thornton, Goliath

Miglior attore in una miniserie
Riz Ahmed
Bryan Cranston
Tom Hiddleston
Courtney B. Vance
John Turturro

Miglior attrice in un film tv o miniserie
Felicity Huffman, American Crime
Riley Keough, The Girlfriend Experience
Sarah Paulson, People v. O.J. Simpson
Charlotte Rampling, London Spy
Kerry Washington, Confirmation

Miglior attore non protagonista in una serie, film TV o miniserie
Sterling K. Brown, People v O.J. Simpson
Hugh Laurie, The Night Manager
John Lithgow, The Crown
Christian Slater, Mr. Robot
John Travolta, People v. O.J. Simpson

Miglior attrice non protagonista in una serie, film TV o miniserie
Olivia Coleman, The Night Manager
Lena Headey, Game of Thrones
Chrissy Metz, This Is Us
Mandy Moore, This Is Us
Thandie Newton, Westworld

Miglior attrice in una commedia o serie musicale
Rachel Bloom, Crazy Ex-Girlfriend
Julia Louis-Dreyfus, Veep
Sarah Jessica Parker, Divorce
Issa Ree, Insecure
Gina Rodriguez, Jane the Virgin
Tracee Ellis Ross, black-ish

Miglior commedia o serie musicale
Atlanta
Black-ish
Mozart in the Jungle
Transparent
Veep

Miglior film TV o miniserie
American Crime
The Dresser
The Night Manager
The Night Of
People v. O.J. Simpson

Miglior colonna sonora
Moonlight
La La Land
Arrival
Lion
Hidden Figures

Miglior attore non protagonista
Mahershal Ali
Jeff Bridges
Dev Patel
Simon Helberg
Aaron Taylor Johnson

Miglior sceneggiatura
La La Land
Nocturnal Animals
Moonlight
Manchester by the Sea
Hell or High Water

Miglior film - drama
Hacksaw Ridge
Hell or High Water
Lion
Manchester By the Sea
Moonlight

Miglior film - commedia
20th Century Women
Deadpool
Florence Foster Jenkins
Sing Street
La La Land

Miglior regista
Damien Chazelle, La La Land
Mel Gibson, Hacksaw Ridge
Tom Ford, Nocturnal Animals
Barry Jenkins, Moonlight
Kenneth Lonergan, Manchester By The Sea

Miglior attore in un film drammatico
Casey Affleck, Manchester By The Sea
Joel Edgerton, Loving
Andrew Garfield, Hacksaw Ridge
Viggo Moretensen, Captain Fantastic
Denzel Washington, Fences

Miglior attore in un film commedia-musicale
Colin Farrell, The Lobster
Ryan Gosling, La La Land
Hugh Grant, Florence Foster Jenkins
Jonah Hill, War Dogs
Ryan Reynolds, Deadpool

Miglior attrice in un film commedia-musicale
Annette Bening, 20th Century Women
Lily Collins, Rules Don't Apply
Haley Steinfeld, Edge of Seventeen
Emma Stone, La La Land
Meryl Streep, Florence Foster Jenkins

Miglior attrice in un film drammatico
Amy Adams, Arrival
Jessica Chastain, Miss Slone
Isabelle Huppert, Elle
Ruth Negga, Loving
Natalie Portman, Jackie

Miglior film straniero
Elle
Neruda
The Salesman
Tony Erdmann
Divines

sabato 3 dicembre 2016

Free State of Jones - la recensione

Da Hunger Games alla Guerra Civile Americana, il regista Gary Ross racconta una piccola grande storia dimenticata.

1862, Guerra Civile, l'infermiere sudista Newt Knight decide di tornare a casa per riportare indietro il corpo del giovane nipote ucciso al fronte. Da quel momento Newt è un disertore. Una volta a casa si ritrova ad affrontare l'altra faccia della guerra, con i confederati che vanno di casa in casa a sequestrare tutto quello che vogliono per il bene della causa, lasciando i poveri ancora più poveri. Costretto a lasciare la propria casa, moglie e figlio, Newt si rifugia nella palude, dove insieme ad altri disertori metterà su un esercito per ribellarsi ai soprusi dei confederati. Ne nasce una vera e propria ribellione, con bianchi disertori e schiavi neri fuggiti che uniscono le forse e riescono a cacciare via i confederati istituendo lo "Stato Libero di Jones", dove tutti gli uomini sono uguali. Newt si unisce a una ex schiava nera, e quando la moglie e il figlio fanno ritorno li ospita nella sua proprietà, tutti insieme felici e sereni. Quando la guerra finisce però le cose cambiano, torna il razzismo, torna la schiavitù, e cominciano a comparire gli uomini incappucciati del KKK. Il sogno di Newt Knight di uno stato fatto di uomini liberi e uguali si sgretola, le sue scelte vengono viste come qualcosa di sbagliato anche a distanza di anni, quando nel 1948 il nipote Davis Knight, "colpevole" di essere per una piccola parte nero, viene processato per essersi unito in matrimonio con una donna bianca.

Un grande dramma storico quello raccontato da Gary Ross nel film Free State of Jones, che porta all'attenzione la figura di un uomo coraggioso che ha vissuto seguendo i suoi ideali di libertà e uguaglianza senza piegarsi ai soprusi e alle leggi sbagliate dell'epoca.
Free State of Jones non è un film di guerra (anche se viene erroneamente presentato come tale) ma è un film che inizia con la violenza del fronte durante la Guerra Civile Americana, continua raccontando il ritorno a casa, poi la ribellione, la conquista dei propri diritti, la perdita di quegli stessi diritti, e infine il razzismo che perdura nel tempo. Tanti temi importanti, forse troppi per un film solo. La messa in scena di Gary Ross è imponente e dettagliata, il regista riesce a trasmettere il senso di ingiustizia per gli atti di crudeltà, sia al fronte che a guerra finita, ma pecca nel ritmo. Il film procede un po' troppo a strappi e si disperde tra i tanti temi affrontati diventando una specie di grosso puzzle che racconta eventi importanti, e finendo così per limitare il coinvolgimento emotivo dello spettatore, soprattutto verso le vicende più "moderne", ambientate negli anni '40.

Ottimo il cast. Molto bravo Matthew McConaughey, molto calato nella parte riesce a dare una bella intensità al personaggio e a renderlo credibile. Molto bravo anche Mahershala Ali, che avrebbe meritato più spazio. Il film meriterebbe di essere visto in lingua originale, per apprezzare l'incomprensibile accento del sud di McConaughey.

Nonostante Gary Ross non riesca a trovare sempre un equilibrio per il racconto e spesso venga sopraffatto dall'abbondanza degli eventi trattati, Free State of Jones è un buon film, con un intento lodevole e che racconta una storia importante che è giusto raccontare.

giovedì 1 dicembre 2016

Snowden - la recensione

Nel 2013 il ventinovenne Edward Snowden, ex dipendente della CIA e consulente informatico per la NSA, racconta a un giornalista del The Guardian e a una documentarista, alcuni fra i più importanti segreti riguardanti lo spionaggio, da parte del governo degli Stati Uniti nei confronti dei suoi cittadini. Barricato all'interno di una camera d'albergo, Snowden non si limita a raccontare i fatti, ma fornisce ai suoi interlocutori, e quindi allo spettatore, le motivazioni più profonde del suo gesto e l'ideale che lo ha spinto a rischiare tutto per rivelare al mondo la verità

Una storia del genere sembra concepita appositamente per finire nel mirino di un regista come Oliver Stone, una biografia dal forte connotato politico non poteva di certo sfuggirgli e in un certo senso Snowden presenta tutti i classici stilemi del cinema di Stone.
Probabilmente qualche anno fa ne avrebbe ricavato un capolavoro, ma purtroppo non è così e ancora una volta, come accade ormai da Alexander in poi (ultimo suo film davvero memorabile, nel bene e nel male) Stone non riesce a fare bene pur non sbagliando nulla. Perché non c'è effettivamente un vero e proprio problema in Snowden, né nella regia sempre impeccabile e anzi, che offre più di uno spunto interessante, né nella sceneggiatura che, pur a volte un po' confusa, riesce a delineare molto bene l'uomo Snowden prima del personaggio ritratto dai giornali, aiutato anche moltissimo dall'interpretazione misurata di Joseph Gordon Levitt che impedisce a Stone di strafare e mitiga una retorica, soprattutto nel finale, che avrebbe rischiato di diventare irritante.
Il vero problema di Snowden è che, in più di due ore di film, non riesce mai davvero a coinvolgere, mai ad emozionare, ed al di là del suo protagonista non c'è nessun personaggio che rimane davvero impresso, pur potendo contare su un cast di tutto rispetto.
Un film asettico, il che è davvero strano dato che negli intenti si riscontra invece l'opposto, con una vena politica marcata e dell'idealismo che esce fuori prepotentemente nel finale.
Non c'è nulla di sbagliato in Snowden, eppure non c'è nemmeno nulla di convincente e a questo punto è lecito chiedersi dove sia finito Oliver Stone.