lunedì 20 novembre 2017

Ogni Tuo Respiro - la recensione

Robin Cavendish (Andrew Garfield) è un giovane pieno di vita, che ama viaggiare e fare sport, per colpa della poliomelite si ritrova, a soli ventotto anni, paralizzato dal collo in giù e attaccato a un respiratore artificiale. Solo grazie all'incredibile forza d'animo di sua moglie Diana (Claire Foy), Robin riesce ad uscire dalla profonda depressione in cui la diagnosi lo ha gettato e ad andare avanti con la sua vita, diventando un vero e proprio attivista in favore delle persone con gravi disabilità.


Andy Serkis, acclamato per i suoi ruoli in motion capture, sceglie proprio la storia di un uomo totalmente immobile per il suo esordio dietro la macchina da presa, dimostrando di non essere solo un grande attore, ma di saperci fare anche come regista.
Serkis dirige in modo molto classico e pulito, valorizzando gli ampi paesaggi e allo stesso tempo utilizzando i primi piani quando si tratta di dare enfasi alle emozioni dei suoi personaggi, in particolare i due protagonisti, Andrew Garfield e Claire Foy, qui intensi e con un'ottima chimica. Va fatta però una menzione alla performance doppia di un sempre fantastico Tom Hollander, nel ruolo dei gemelli fratelli di Diana.

E' inevitabile un paragone con La teoria del tutto, se non altro per la similitudine fra le due storie, ma ben presto il tono di Ogni tuo respiro si discosta piuttosto nettamente dal film che è valso l'oscar a Eddie Redmayne. Serkis racconta una storia che è sì commovente e di grande coraggio, ma lo fa con una leggerezza e un'ironia di fondo molto inglesi, senza patetismo, senza ricercare la lacrima a tutti i costi, anzi, cercando spesso il sorriso, esprimendo fino all'ultimo una grande gioia di vivere,con toni decisamente più leggeri di quelli visti negli altri film che trattano argomenti simili, sfociando addirittura in una dimensione in un certo qual modo fiabesca.

Non è un film perfetto, certamente, e soffre delle ingenuità di un'opera prima, ma di sicuro è un film che colpisce e rimane nel cuore dello spettatore. Bravo, Andy!

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