sabato 15 luglio 2017

The War: Il Pianeta delle Scimmie - La Recensione

"Koba: Koba combatte per scimmie.
Cesare: Koba combatte per Koba."

Koba non è più un problema. E' passato. Sedate le faide interne, Cesare ha un altro problema adesso. La sopravvivenza.
Braccati, inseguiti e sterminati dal Colonnello McCullough, le scimmie dovranno fare affidamento solo su loro stesso per riuscire a non scomparire. Una cornice pura ed innevata, che non rimarrà tale per molto.
Un film che ha usa le scimmie e la guerra come mezzi, quando in realtà, a parla di Umanità, quella con la U maiuscola, non come specie, ma come valore.

Una trilogia, per definizione, prevede una climax ascendente. Qui, oltre all'epicità, ad aumentare è la scala degli eventi, che coinvolge prima un uomo, poi un nutrito gruppo di persone, poi l'intero genere umano. In questo capitolo viene mostrata tutta la razionalità e l'affettività dei primati, se così possono essere chiamati. Matt Reeves li pone di nuovo davanti ad una sfida difficilissima, questa volta rappresentata dal Colonnello.
Con riferimenti non troppo velati ad Ape-pocalypse Now, con Woody Harrelson che in alcuni momenti fa il verso al caro vecchio Kurtz, senza scomodare paragoni inappropriati. Il regista statunitense scava con entrambe le mani in quell'immaginario bellico, rendendo però, nonostante il titolo emblematico del film, la guerra solo una delle mille sottotrame. Il film è un pozzo di citazioni ed easter eggs, a partire da Schindler's List, fino ad arrivare agli inevitabili collegamenti con Il Pianeta Delle Scimmie del 1968, tutti molto eleganti e raffinati.

Il film è diviso in due sequenze molto nette, una in viaggio, con un "A-Team" scimmiesco in missione, la seconda parte, invece, scambia la mobilità con l'approfondimento, rimanendo fissa in un luogo e scavando nella psiche dei personaggi. Cesare è ancora il leader risoluto, ma qualcosa, dopo il dissidio con Koba si è rotto. Un imprevisto metterà a dura prova le sue convinzioni e dovrà lottare contro il suo istinto per rimanere integerrimo come lo abbiamo visto finora. L'incontro con un'umana atipica lo costringerà a rivedere la rotta che stava seguendo.


Il film è visivamente perfetto. La fotografia mescola sapientemente giochi di luce ed ombra, con inquadrature aperte nella neve, rotte dal colore forte delle scimmie, oppure lunghe scene notturne sapientemente illuminate. A sostenere l'impatto visivo c'è una scrittura solida, con un apparato "filosofico" ed etico che si fa più spesso rispetto ai capitoli precedenti. Dopotutto ci sono in ballo storie di estinzione.

Il tema musicale è iconico, grazie alla mente di Michael Giacchino, che ha composto una Soundtrack di tutto rispetto, incalzante nei momenti di tensione, soave quando necessario. Mescolato alla presenza di Jimi Hendrix, che contribuisce a riportare le sfumature verso il Vietnam.
Una sequenza iniziale perfetta nella giungla, con scritte su elmetti militari, altra reference poco nascosta, introduce lo spettatore nel clima perfetto.

Il resto del film è incartato magistralmente per completare un film che è la giusta conclusione ad un trilogia importante. Un gran crescendo giusto al suo punto più alto. L'epopea di Cesare e del suo branco non farà storia probabilmente, ma merita un posto nell'olimpo delle grandi saghe. Il tutto grazie ad un grande mix di qualità e spettacolarità che non hanno mai cercato di abbassare il livello con la soluzione più facile.

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