venerdì 7 luglio 2017

Spider-Man: Homecoming - la recensione

Era il 2002 quando Sam Raimi uscì in sala con il primo Spiderman e il 2004 quando con Spiderman 2 stupiva con uno dei migliori cinecomic di sempre.
Oggi, nel 2017, l'arrampicamuri torna a casa, alla Marvel, di cui è sempre stato simbolo, e agli Avengers di cui è, nei fumetti, uno dei più importanti e amati componenti.
Avevamo già potuto avere una preview in Civil War, ma è innegabile che il vero banco di prova per Tom Holland sarebbe stato lo stand alone dedicato a Peter Parker. Quindi, prova superata?


Che si assisterà a un film divertente e soddisfacente per quanto riguarda la trasposizione del personaggio, lo si capisce praticamente subito, con l'apertura dedicata al videoblog girato da Peter nel suo viaggio con i "grandi" a Berlino, in un simpaticissimo dietro le quinte di quanto visto in Civil War
La storia inizia immediatamente dopo quegli avvenimenti e veniamo subito catapultati nella doppia vita di Peter Parker, adolescente un po' sfigato, con un migliore amico nerd, un bulletto che lo tormenta e la bella ragazza di cui è innamorato, ma allo stesso tempo in quella di Spiderman, supereroe ancora inesperto e acerbo, che vorrebbe disperatamente essere un membro degli Avengers ma che viene totalmente ignorato da Tony Stark, che gli assegna un "babysitter" (simpaticissime a questo proposito le gag riferite alla giovane età di Peter, su cui spicca il "protocollo triciclo").

Tom Holland è bravissimo e a suo agio nel personaggio, nonostante abbia 20 anni è credibilissimo come quindicenne e in generale tutti i comprimari sono azzeccati. Ciò che più colpisce, e che sicuramente farà contenti i fan duri e puri del fumetto, è come questa nuova versione cinematografica sia finalmente fedele al Peter Parker cartaceo. Saltando l'ennesima riproposizione delle origini, con tanto di ragno radioattivo e di morte dello zio Ben, si punta tutto sulla dicotomia Peter/Spiderman, vero punto fermo del personaggio fumettistico: un supereroe con super problemi, perché non c'è differenza fra Peter e Spiderman, e questo è rappresentato perfettamente, rendendo senza dubbio Tom Holland il miglior Spiderman di sempre.

Certo, i film di Raimi avevano sicuramente una regia superiore, qui dove Jon Watts svolge un buon lavoro senza particolari picchi artistici, come comunque spesso accade all'interno del MCU (con eccezioni illustri per quanto riguarda i Guardiani di James Gunn o gli Avengers di Whedon, ma anche il primo Thor di Branagh).
Il film però è scritto molto bene e dimostra che le fondamenta sono solidissime, piazzando anche una serie di colpi di scena niente male e mescolando sapientemente le citazioni sia dai precedenti film che dalle varie versioni fumettistiche (in particolare il migliore amico di Peter che ricorda da molto vicino l'amico di Miles Morales, lo Spiderman alternativo, o il bullo rappresentato come nell'universo Ultimate), permettendosi anche di svecchiare il personaggio di zia May (Marisa Tomei, bellissima) senza che la caratterizzazione ne risenta minimamente.
Punto in più per quanto riguarda il villain, l'Avvoltoio, interpretato da un grandissimo Michael Keaton: non solo è apprezzabile (e anche divertente) la strizzata d'occhio al ruolo interpretato da Keaton in Birdman, ma è evidente che si è andati oltre al solito piatto villain che si vede nei film del MCU. Keaton ha una grandissima presenza scenica e ogni volta che è sullo schermo un brivido attraversa lo spettatore, ma anche la sua scrittura è molto curata, con un piano chiaro e sensato e una psicologia curata.

Non siamo di fronte a un capolavoro, sia chiaro, è uno dei migliori film Marvel (ma ormai bisogna dire che Kevin Faige e soci difficilmente sbagliano un colpo) e sicuramente è lo Spiderman che tutti aspettavano.

E, a proposito di attese, non dimenticate di rimanere fino alla fine dei titoli di coda, per una delle migliori scene post credit di sempre!

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