venerdì 30 giugno 2017

Okja - la recensione

Con l'avvento e la diffusione di Netflix, tanti nomi del cinema e della televisione si sono avvicinati alla piattaforma. Uno di questi, che spicca per importanza, è sicuramente quello di Bong Joon Ho. Il regista coreano, creatore di Snowpiercer, ha diretto, per Netflix il film Okja.

Nel 2007 per cercare di far fronte al sovrappopolamento e, quindi, alla conseguente scarsità di cibo, la Mirando Corp. decide di sviluppare una nuova specie animale, il "super-maiale". Sono animali geneticamente modificati e, per acclimatare il pubblico alla novità, vengono affidati a 26 allevatori nel mondo. A 10 anni dalla consegna, i maiali verranno valutati ed il più grande verrà premiato in pompa magna a New York. Okja è la maialina affidata ad un agricoltore coreano, la quale crea un legame speciale con Mija, la nipotina del contadino. Tra concorsi di bellezza per maiali, associazioni per i diritti animali, megacorporazioni malvagie, il film si intride di dolcezza, quanto di azione, perché i problemi non mancheranno. Il rapporto tra Mija e Okja viene messo a dura prova.

Dopo accesissime polemiche a Cannes, con critiche sprezzanti da parte della giuria, arriva, il film in contemporanea mondiale sulla piattaforma. La proiezione al Festival venne interrotta per quello che è stato definito un problema tecnico. Accompagnato anche da fischi e versi di disapprovazione, successivamente la kermesse francese ha emesso un comunicato di scuse per le difficoltà tecniche.

Ora che è disponibile per tutto il pubblico, dispiace che sia stato accompagnato da gravi difficoltà e osteggiato, perché Okja è davvero un buon film. Con paesaggi pittoreschi, messaggi di amore per il pianeta ed una storia dolceamara, si configura quasi con un Live Action dello Studio Ghibli.
La sceneggiatura è lineare, non perde tempo, se non per costruire l'affetto tra Okja e la ragazza, mantenendo un tono quanto più disilluso possibile.

Il film, co-produzione americana-coreana, gode di nomi di primissimo livello, che interpretano personaggi fumettosi e molto caratterizzati.
Paul Dano nella solita forma smagliante, Jake Gyllenhall insolitamente cartoonesco, la giovanissima Han Seo-hyun al debutto in una produzione occidentale, ma anche Giancarlo Esposito e l'eccelsa Tilda Swinton e tanti altri, confezionano un pantheon di caricature che accompagnano lo spettatore dall'inizio alla fine senza annoiare.

"Ready or not, here I come", questo è l'urlo di Netflix all'industria cinematografica mondiale.

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